Un tempo unite intorno alla convivenza di uomini e draghi, oggi le Terre di Kumandra sono suddivise in cinque regni perennemente in conflitto tra loro. L’antica pace è stata spezzata quando i draghi si sono sacrificati per salvare l’umanità dai Druul, forze malvage in grado di pietrificare qualunque essere vivente con cui entrino in contatto. Il sacrificio dei draghi si è concretizzato però una gemma, la cui esistenza impedisce ai Druul di tornare a infestare Kumandra, costudita nelle Terre del Cuore, al prezzo di un bellicosa invidia da parte dei regni confinanti.

Benja, il capo delle Terre del Cuore, crede però che la costruzione di un clima di fiducia reciproca possa riportare Kumandra all’antico splendore. L’invito esteso alle altre quattro fazioni a un banchetto allestito come segno di pace sembra essere un primo segnale di distensione, finchè sua figlia Raya, da lui stesso nominata custode della gemma, scopre a caro prezzo che la fiducia può essere mal riposta. 

Raya e l’ultimo drago, nuovo film d’animazione della scuderia Disney disponibile dal 5 marzo sulla piattaforma streaming Disney+ con la formula Vip (che prevede un pagamento aggiuntivo oltre all’abbonamento) è un vero e proprio inno all’apertura e alla condivisione, sotto tutti i punti di vista. A partire da quello formale, che  esplicita e omaggia apertamente le sue innumerevoli fonti di ispirazione da Miyazaki a Spielberg, da Tarantino a Rango

Benché con ogni probabilità la similitudine non fosse prevista all’origine della pellicola, almeno tenendo conto dei tempi di lavorazione decisamente superiori all’anno, è difficile non leggere oggi nella trama di Raya e l’ultimo drago un’allegoria della situazione attuale. L’umanità è divisa e minacciata da una forza oscura che non fa distinzioni, ma colpisce uomini e donne ovunque si diffonda. Per sconfiggerla è necessario uno sforzo collettivo, per cui ciascuno deve fare la propria parte, senza pensare al proprio tornaconto personale, ma fidandosi del (e affidandosi al) prossimo. Ricorda nulla?

Ray e l'ultimo drago

Il viaggio di Raya, che attraversa i cinque regni nel tentativo di rimettere insieme tutti i frammenti della gemma del drago, è un lungo cammino su di un percorso che la porterà a recuperare la fiducia nel prossimo, fatalmente persa in infanzia. Sulla strada, il gruppo di avventurieri sgangherati e improbabili che decide di accompagnarla nella sua missione si allarga sempre più. A partire da Sisu, la giovane (e mitologica) ultima esemplare di drago, goffa e scanzonata, ma ferma nella convinzione che il successo della loro impresa passi per la collaborazione e non per lo scontro. 

Eppure gli scontri all’arma bianca rappresentano una delle vette tecniche di Raya e l’ultimo drago, pellicola che nel complessivo raggiunge una qualità di animazione quasi impensabile anche solo qualche anno fa. L’esplorazione delle cinque differenti Terre in cui sono custoditi i frammenti della gemma, tutte ispirate a diversi biomi del sudest asiatico, è gestita con un ritmo serrato, che funziona alla perfezione e mantiene alta l’attenzione, benché si tratti di incisi brevi e quasi autoconclusivi n cui l’approfondimento delle psicologie e delle motivazioni dei personaggi è ridotto al minimo. Poco male, si rimane comunque incantati di fronte alle architetture e ai panorami naturali immaginati per Kumandra, luogo magico che si estende intorno a un fiume le cui fattezze ricalcano quelle di un drago. 

Raya e l'ultimo drago

Rimane sempre una linea di demarcazione tra le produzioni realizzate sotto il marchio Disney e quello Pixar, ma le parabole dei due brand di recente sembrano invertire le rispettive traiettorie. Se gli ultimi Pixar ci hanno lasciato in qualche modo perplessi (Onward per motivi diversi da Soul), Raya e l’ultimo drago centra tutti gli obiettivi che la pellicola si era posta. Senza voler spiegare il senso della vita, Raya trasmette un messaggio oggi quanto mai attuale e necessario, sfoggiando un comparto visuale che è pura eccellenza tecnica, attraverso una rappresentazione della donna e dell’oriente al passo coi tempi, coerente e per nulla forzata. 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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